martedì 23 ottobre 2012

Choosy

Qualche anno fa, per l'esattezza era il 96...da neolaureato cercavo lavoro. Ai tempi, anche dopo una tesi di laurea originale e abbastanza all'avanguardia (di fotovoltaico non se ne parlava) decisi che volevo rimanere "nel territorio" e che quindi non avrei dovuto essere troppo "choosey". Mentre facevo qualche lavoro per mettere da parte soldi (facevo consegne di shoppers alle boutique tra l'emilia e la lombardia e ho fatto l'operaio in fabbrica), mandai curriculum alle aziende "del territorio", visto che molti fisici venivano assorbiti nell'informatica le mandai ad aziende informatiche, feci anche qualche colloquio anche se la maggior parte delle aziende non mi risposero neanche... Alcune volte, dopo aver visto la mia tesi i piccoli imprenditori mi facevano capire che ero un pò off topic, altre volte troppo qualificato per le cose che facevano o troppo ambizioso...ma io ai tempi volevo solo un lavoro che mi desse indipendenza e mi permettesse di stare vicino "al territorio".... ....dopo un anno a cercare lavoro in questo modo, decido che non c'è nulla da fare, nulla che il territorio potesse offrirmi e, ai tempi non ne avevo voglia per motivi personali, decisi di guardare anche fuori dal "territorio". A quel punto, cercando qua e là, c'era un laboratorio a Zurigo che forse cercava un dottorando, una persona che già fosse capace di lavorare con le macchine di deposizione in vuoto senza troppe menate e senza troppi istruzioni. Mi è stato detto: ok vieni con una borsa e poi si vede, nessun colloquio ma un test sul campo. All'inizio pensai che magari stavo facendo il passo più lungo della gamba, magari non ero sufficientemente pronto per una cosa del genere visto che per molti imprenditori non ero pronto per il loro mondo del lavoro. Il capo era una persona riservata ma affabile mi disse: queste sono le macchine, dovremmo riprendere un processo che era stato lasciato a metà da un post doc un anno fa, puoi guardare i suoi appunti. Preso dimestichezza con le macchine da vuoto diverse da quelle che c'erano in lab nella mia ex uni, iniziai a lavorare. Ma la cosa soprendente per me era che io, un ragazzo di 26 anni, ero lasciato completamente indipendente a gestire un intero processo di fabbricazione, armeggiando con macchine MBE, sputtering, cannoni elettronici, mi è stato detto: usali e basta. Cioè era stata data piena fiducia in me, "vediamo che sai fare" ed io fui preso da una smania irresistibile, non avrei mai pensato di poter "smanettare" e di poter avere la fiducia (anche se sotto condizione) del mio capo, iniziai a lavorare dalle 9 alle 21, ma non era voglia di lavorare era la bellezza di poterci mettere anima e corpo in una cosa tua. Il resto forse lo conoscete, ai tempi se non avessi avuto quella possibilità non sarei io ora, sarei un'altra persona. Non ero choosey, ero uno che aveva voglia di fare e che aveva solo bisogno che lo si mettesse in condizione di fare, non ero meglio dei miei compagni di università, ero nella media, ero come tanti ragazzi in Italia che di choosey hanno solo la loro passione, le loro aspettative, i loro sogni.

giovedì 3 marzo 2011

le difficoltà della ricerca

La ricerca è bella, la faccio da 15 anni ormai, è avvincente, ti tiene vivo e ti assorbe (anche troppo) ma diventa frustrante quando qualcosa non va per troppo tempo.

Forse mi ero abituato ad avere tanti successi ma ora dopo 6 mesi a sbattere la testa su uno step di ricristallizzazione giuro che inizio ad essere molto stanco.

E d'altronde con i progetti in scadenza, i dottorandi da tenere interessati e gli articoli da scrivere non si riesce semplicemente a mantenere la calma e lavorare.

domenica 12 dicembre 2010

Fiducia e Legge Gelmini

Fiducia e legge gelmini: siamo appesi ad un filo, prima che l'università sia definivamente consegnata ai baroni.